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1.11.1921

  • Immagine del redattore: danilocazzulo
    danilocazzulo
  • 31 ott 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

Era fredda quella notte di cento anni fa. Novembre era novembre e per di più su in altopiano in quegli "inverni lontani". Nasceva Mario Rigoni Stern: bambino che di professione farà l' Uomo. Attraversare sarà il suo karma: attraverserà il ventennio fascista, l'effimera pace tra le due guerre, le inutili, assurde e fallimentari guerre di conquista decise dai padroni. Attraverserà l'infinita steppa russa a piedi salvando la vita a decine di soldati che gli erano stati affidati, compito questo che lo renderà orgoglioso ancora più dei suoi libri. Attraverserà l'inferno dei lager nazisti dove fu prigioniero e, infine, l'anima dei suoi lettori a cui donerà tutta la sua anima tradotta in semplice e meravigliosa poesia.

Mario, esempio di come si può e si deve vivere: lontano dall'alienazione delle città, distante dalla vanità e dalle tentazioni venali del denaro riuscendo comunque a essere presente niente meno che nella cultura scolastica e popolare coi suoi racconti e le sue immense esperienze di vita che spaziano dagli stenti della vita in guerra alla spensierata povertà delle sue terre negli anni della sua infanzia chiudendo il cerchio della sapienza di vivere svelando i segreti di boschi e animali a chi non ha la fortuna di viverli ma ha il cuore apparecchiato per sognarli tra le righe incantate di un suo racconto.

Mario che non accetta lo scranno in Senato per non lasciare Asiago, Mario che rinuncia all'ufficio a Torino che Einaudi gli ha preparato ma si affretta a capire se in tempo per cena sarebbe riuscito a ritornare a casa, Mario che è uno dei più grandi scrittori del '900 ma che non ha fatto le scuole superiori, Mario che ti accoglie nella casa di Valgiardini e ti spiega che a 35 anni si è uomini e non più ragazzi. Mario che entra congelato in un' isba russa e chiede permesso in una scena fuori dal tempo e dalla dimensione cena coi "nemici" che gli danno da mangiare come fosse uno di loro. Mario che vince il premio di Viareggio e il capufficio del catasto lo punisce perchè non gli aveva concesso il permesso mandandolo a lavorare in pianura. Mario che quando si perde in pensieri nei suoi boschi col suo cane Cimbro alla moglie preoccupata dice :" Son tornato dalla Russia vuoi che non torni da un bosco?" Mario che racconta la vita di uomini, boschi e animali mettendone a nudo l'anima e rendendoli così veri da vederli mentre ne leggi i contorni animati nelle sue parole. Mario diamante prezioso tra le splendide perle di un luogo lontano e ancora incantato nel disincanto di un paese oggi oramai distrutto peggio che nel secondo dopoguerra.

Levi, Olmi, Revelli, Lussu, Ghirotti, Einaudi, Calvino sono solo alcuni dei grandi nomi che hanno avuto la fortuna di incrociare i suoi occhi e il suo cuore ma soprattutto tantissime persone comuni che si sono spinte con coraggio fin sotto la sua finestra e sono state bene accolte.

Oggi la sgangherata Italia dovrebbe ricordarlo come merita ma non lo farà e lui, col suo schivo carattere, forse sarebbe più contento così ma che dispiacere immenso per Mario: vedere che tutto quello che lui e i suoi compagni alpini persi tra i ghiacci di Albania e della steppa hanno fatto per il Paese sia stato indegnamente, vergognosamente e irrimediabilmente gettato via.



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